
Le Iene e Alessandro Politi studiano il vaccino alla pandemia della comunicazione
La Pandemia è prepotentemente entrata nelle nostre vite, solo un anno fa questo termine faceva pensare a qualcosa di lontano da noi e quasi d’altri tempi.
La parola deriva dal greco “pandemos”, letteralmente “tutta la popolazione”: demos significa popolazione, pan significa tutti. “Pandemos” è quindi un concetto secondo cui si ritiene che l’intera popolazione mondiale sarà probabilmente esposta ad un’infezione e potenzialmente una parte di essa si ammalerà.
Molti asseriscono che i media sono in grado di orchestrare il fenomeno Covid, ma in realtà è palese che stiamo assistendo impotenti ad una vera e propria “pandemia della comunicazione“.
In questi mesi abbiamo visto e sentito di tutto e il contrario di tutto, esperti, virologi, tuttologi ed improbabili depositari della verità su quello che si è fatto e che ci sarà da fare.
Il tutto condito da arroganza, ignoranza e troppa voglia di protagonismo.
I giornali hanno scritto qualunque cosa pur di vendere qualche copia in più o di avere qualche clic sul web.
Stendiamo un velo pietoso sulle elucubrazioni e provocazioni che quotidianamente troviamo sui Social.
Ma c’è sempre una luce in fondo al tunnel!
Finalmente dopo mesi abbiamo assistito ad una specie di miracolo mediatico.
La cosa interessante, è che a dare una lezione di comunicazione sia stata la trasmissione “Le Iene” che da anni propone servizi dai contenuti a dir poco interessanti, ma spesso con un approccio, quantomeno discutibile.
Quando è stata annunciata la messa in onda un servizio realizzato all’interno del reparto Covid dell’Ospedale di Padova, abbiamo pensato subito ad una specie di Grande Fratello della sofferenza
Dopo averlo visto e seguito attentamente, concedeteci la battuta, siamo arrivati alla conclusione che l’inviato Alessandro Politi è una iena, non uno sciacallo.
Infatti il servizio è stato realizzato a nostro modo di vedere in maniera esemplare.
Certamente vedere la malattia dall’interno del reparto è stato come ricevere un pugno allo stomaco, ma la delicatezza e il garbo del giornalista, il montaggio pulito non devono ingannare.
Il messaggio è arrivato forte e chiaro.
Non c’è stato bisogno di urlare o di forviare il pubblico con ammiccamenti o allusioni, ognuno dei telespettatori si è fatto un’idea, portando con se un esperienza mediatica importante.
Sappiamo che il contenuto è la sostanza, ma la forma è la chiave della comunicazione.
Complimenti alle Iene e ad Alessandro Politi, in attesa della prossima puntata.